Leggo da taccuini storici:
Il nome tarallo viene usato per indicare vari prodotti da forno che hanno in comune la forma di anello con le estremità intrecciate. La preparazione di queste ciambelline è tradizionale nelle regioni meridionali come Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia. L'origine del termine è incerta. La tesi più attendibile vuole che discenda dall' etimo greco 'daratos' (sorta di pane), ma c'è chi sostiene provenga dal latino 'torrère' (abbrustolire) e chi dall'italico 'tar' (avvolgere).
La ricetta nacque salata, solo poi si arricchì della versione dolce.
Tanti taralli... tanti tarallini, sono tutte ricette classiche tradizionali del Sud Italia, così mi son fatta il mio tarallo personale cercando di non discostarmi troppo dal tarallo tradizionale.
Amo molto la cucina del Sud, ma sono di cultura nordica, speriamo di aver indovinato la ricetta... comunque questi taralli mi sembrano buoni.
Per i taralli
120 g di zucchero
50 g di olio extravergine di oliva
50 g di anice
2 uova
1 punta di cremor tartaro
1 punta di bicarbonato
buccia grattugiata di limone
buccia grattugiata d'arancio
Iniziate a impastare finché non avrete un composto sodo ma morbido. Aggiungete una goccia di latte se risultasse troppo duro.
Lasciate riposare 30 minuti coperto.
Formate dei piccoli filoncini di 10 cm circa, uniteli sigillando le estremità formando un anello.
Adagiateli sulla teglia per biscotti coperta con carta da forno e cuoceteli a 160°c per 10-12 minuti con forno ventilato.
Quando i taralli saranno raffreddati spennellateli con la glassa.
Per la glassa
120 g di zucchero semolato fine *
gocce di limone
Le proporzioni della glassa sono di 1 : 4
Peso di 1 di albume x 4 (peso dello zucchero a velo).
Montate l' albume, aggiungete lo zucchero semolato e qualche goccia di limone.
* Con lo zucchero semolato verrà una glassa più grossolana, se preferite la glassa fine, meglio lo zucchero a velo.
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